VOLTI DA ALTROVE – MOSTRA FOTOGRAFICA

Volti da Altrove è una mostra fotografica.
E’ nata come esperienza didattica per gli studenti del Laboratorio Audiovisivi Buster Keaton.
Il progetto è partito a luglio 2011, attraverso un incontro seminariale a cui hanno partecipato Daniele Sciuto di Find the Cure (comitato no profit che si occupa di portare aiuti medico-sanitari in aree fortemente sottosviluppate non ancora supportate da progetti umanitari di cooperazione) e l’equipe del Laboratorio di Fotografia Applicata guidata dal Prof. Giancarlo Pinto, che hanno fornito spunti e idee su come affrontare il lavoro a livello teorico e tecnico.

Il laboratorio pratico si è svolto successivamente in due distinte occasioni: a Genova – presso la Facoltà di Architettura – e a Savona – presso il Campus Universitario – dove sono stati allestiti due set fotografici ai quali abbiamo invitato il numero più ampio possibile di persone che hanno vissuto l’esperienza della migrazione.

Al termine delle due giornate sono state 27 le persone che hanno accettato di essere fotografate; queste persone provengono dal Sud America, dall’Est Europa, dall’Africa.

Lavorando con studenti senza particolari esperienze di fotografia ci siamo posti obiettivi semplici e chiari: intraprendere un percorso di avvicinamento a persone che giungono nel nostro paese in cerca di una occasione – di lavoro, in particolare – e verificare se attraverso lo strumento della fotografia sia possibile conoscersi, venire a contatto, in qualche modo incontrarsi.

L’approccio è stato quello più elementare possibile: un set fotografico, una sedia, un paio di luci per illuminare la scena, uno sfondo neutro. Un soggetto, inevitabilmente, posto di fronte ad una fotocamera e ad uno sguardo.

Il taglio con cui comporre l’inquadratura e da cui partire è stato quello della fototessera: immagine standardizzata, leggibile, ideale per i documenti, identificativa. Un’immagine che di solito viene utilizzata come strumento di controllo, supporto della burocrazia.

La sfida che ci siamo posti era nel cercare di capire quanto saremmo riusciti a discostarci, ad allontanarci dalla foto segnaletica, da questo cliché, cercando di verificare – contemporaneamente – se (e quanto) fosse utile per noi allontanarsi da una attitudine del genere.
E’ in generale, un problema di educazione e abitudine.

Sguardo frontale, focalizzazione sul volto, attenzione ai tratti somatici delle persone inquadrate, concentrazione delle informazione su pochi, selezionati elementi. In mezzo, però, il dialogo, il confronto, un percorso di attrazione calamitato dallo sguardo e dall’obiettivo della macchina fotografica, un’ipotesi di relazione, superficiale forse, ma alla pari, orizzontale, fatta di curiosità e non di gerarchia inquisitoria: su questo terreno forse siamo riusciti a operare lo slittamento che cercavamo di mettere in atto rispetto alle foto segnaletiche.
O forse no.

I risultati, ora, sono visibili nei 27 scatti che potete vedere qui di seguito, e nelle didascalie che li accompagnano.

Il giudizio sta nello sguardo di ciascuno di voi.

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